lunedì 26 settembre 2011

Le lampadine a risparmio energetico e i rischi per la nostra salute

È finita la storia delle vecchie lampadine al tungsteno
Se avessi scritto questo articolo sulle lampadine a risparmio energetico (o lampade fluorescenti compatte o, nella vecchia dicitura, lampade al neon) qualche anno fa, vi avrei consigliato di utilizzarle al posto delle normali lampadine ad incandescenza, ma ci ha pensato l'Unione Europea a stabilire che, entro il 2012, queste ultime non potranno essere più prodotte e dovranno sparire dal commercio entro il 2016. Le lampadine a risparmio energetico diventeranno quindi la principale fonte per l'illuminazione pubblica e domestica, con i tanti vantaggi che ne deriveranno.

Lampadine a confronto
Le lampadine ad incandescenza sono le comuni lampadine, costituite da un bulbo in vetro riempito di gas inerte, all'interno del quale un filamento di tungsteno, attraversato dalla corrente elettrica, crea una resistenza diventando incandescente ed emettendo luce. Una luce modesta, una grossa produzione di calore, un precoce invecchiamento (circa 1000 ore di vita) e un forte consumo energetico (classe di efficienza energetica F o G). Esistono da 25-40-60-75-100-150-200 watt. Ma hanno anche alcuni vantaggi rispetto alle lampadine a risparmio energetico: non hanno bisogno di tempo per “carburare” ed arrivare ad emettere tutto il loro potenziale luminoso, la luce è calda, con un ottimo indice di resa cromatica, l'intensità luminosa può essere regolata attraverso apposite manopole dette “dimmer”, hanno dimensioni ridotte e soprattutto non sono pericolose per l’ambiente (poi vi spiegherò cosa voglio dire).
Le lampade fluorescenti compatte (CFL), presentano invece numerosi vantaggi: il primo è senza dubbio quello del risparmio energetico (classe di efficienza energetica A), che non si discute, facendo risparmiare fino all'80% rispetto alle lampadine tradizionali. La durata media della loro vita media si aggira sugli otto/dieci anni, che è tantissimo rispetto l'anno di vita medio delle vecchie lampadine. Oggi anche le loro dimensioni, rispetto al passato, sono notevolmente ridotte grazie alla loro forma a serpentina o spirale, dimensioni paragonabili a quelle delle lampadine classiche. Ma come funzionano? Agli estremi del tubolare sono presenti degli elettrodi che, attraversati dall’energia elettrica, fanno sì che si attivi una sostanza fluorescente presente nel tubolare stesso, la quale emetterà radiazioni ultraviolette che, a contatto con determinate polveri sempre all’interno del tubo, si trasformeranno in radiazioni luminose. La qualità della luce emessa dipende molto dal tipo di miscela fluorescente utilizzata, che può variare da un tipo di lampadina ad un altro. Le miscele di polveri di ultima generazione hanno permesso di ottenere delle tonalità di luce non dissimili da quelle delle vecchie lampadine ad incandescenza, con un indubbio vantaggio del comfort visivo. Possiamo lasciarle accese senza troppi patemi d’animo: meno accensioni e spegnimenti hanno, più durano e meno consumano!


Ma non tutti sanno che…
L’allarme è partito addirittura nel lontano 1990 negli USA, quando l’EPA (Environmental Protection Agency) aveva riscontrato la presenza di grosse e anomale concentrazioni di inquinanti nelle acque di drenaggio delle normali discariche, tra cui il mercurio, la sostanza più inquinante presente sul nostro pianeta. E sì, purtroppo nella sostanza fluorescente alla base delle lampadine a risparmio energetico c’è il mercurio, la cui oscillazione degli atomi trasforma i raggi ultravioletti in raggi luminosi, come descritto precedentemente. Pensate che 1 milligrammo di mercurio è capace di inquinare 4000 litri di acqua! Questo, purtroppo, smentisce l’idea comune dell’eco-compatibilità di queste lampadine, visto che dietro al “mito” del risparmio energetico c’è il problema delle sostanze tossiche in esse contenute. Il problema non è tanto nel processo di smaltimento, che dove eseguito correttamente non dovrebbe comportare nessun danno ambientale, ma sorge qualora lo smaltimento non avvenga come stabilito dalla legge o non avvenga proprio. Si è calcolato che la quantità di mercurio riversato nell’ambiente a causa del mancato smaltimento delle CFL raggiungerà la spaventosa cifra di 3 tonnellate nel 2020! È assurdo che nel 2011 la Comunità Europea abbia deciso di mettere al bando le vecchia lampadine ad incandescenza senza che in Italia si sia fatta una campagna per il corretto smaltimento delle lampade fluorescenti compatte, che finiscono nei normali bodoni della spazzatura riversando nell’ambiente il pericolosissimo mercurio. Pensateci bene: ma le sapevate queste cose? Dove buttate le vostre lampadine a risparmio energetico? Siete consapevoli che buttando una lampadina a risparmio energetico nella pattumiera date il vostro piccolo contributo al disastro ambientale?

Come si smaltiscono le lampadine a risparmio energetico?
Le lampadine a risparmio energetico, una volta esaurite, diventano “rifiuti pericolosi” e non possono essere smaltite nella normale pattumiera o nel cassonetto. Cosa farne allora? Qui le notizie a disposizione sono poche e poco precise. Dal novembre 2007 il decreto ministeriale 185/2007 ha reso operativo il decreto legislativo 151/2005 che disciplina proprio lo smaltimento di questo tipo di prodotti: in teoria bisognerebbe riconsegnare queste lampadine esaurite nei punti vendita, come avviene per i normali elettrodomestici usati, per cui già paghiamo una tassa di riciclaggio anticipata di 22 centesimi per lampada. In verità nessun punto vendita le accetta, perché, anche se c’è il decreto, nessuno ha detto come si deve fare lo smaltimento ed i negozi rifiutano di accumulare lampade usate che non sanno poi dove buttare (finiranno ugualmente nella normale pattumiera?). Nel 2004 è stato addirittura creata Ecolamp, un consorzio per il recupero e lo smaltimento di apparecchiature di illuminazione, che, è evidente, non funziona. La mia esperienza personale è di aver tentato la riconsegna di alcune lampadine esaurite in tre punti vendita, ma gli addetti sono caduti dalle nuvole. Le lampadine le ho ancora qui a casa, in attesa che qualcuno si degni di farmi sapere cosa ne devo fare.

Quando la lampadina cade e si rompe…
Ma cosa succede in casa se dovesse rompersi una lampadina a risparmio energetico? Nessuno ci parla dei reali rischi che si corrono nel contatto con le polveri e le altre sostanze che si liberano nell’ambiente dopo la rottura di una CFL o fluorescente tubolare. A livello di Comunità Europea, al momento esiste solo un’interrogazione che rende noto il problema, ma nulla di concreto per la tutela dei cittadini. A questo punto torna in nostro aiuto l’EPA - Enviromental Protection Agency, che ha pubblicato un testo, aggiornato il 25 febbraio 2008, con suggerimenti sui comportamenti da adottare in caso di rottura di questa lampadine, per tutelare la salute e rimuovere-smaltire le scorie:
1) Spegnere i sistemi di condizionamento e aerare il locale per almeno 15 minuti;
2) non usare aspirapolvere o scope, che potrebbero causare la frammentazione e la dispersione delle particelle di mercurio;
3) non raccogliere frammenti e polveri con le mani, ma aiutarsi con corpi rigidi, come fogli di cartone;
4) sistemare il materiale raccolto all’interno di contenitori ermetici (ad es. vasi di vetro con coperchio o sacchetti di plastica);
5) se avete erroneamente usato un aspirapolvere per raccogliere le scorie, rimuovere il sacchetto interno e riporlo senza aprirlo in un sacco di plastica a chiusura ermetica;
6) se gli indumenti sono entrati in contatto con le polveri fuoriuscite dalla lampadina, non lavarli assolutamente in lavatrice, ma riporli all’interno di contenitori ermetici ed eliminarli;
7) portare in discarica i materiali sigillati, affinché vengano adeguatamente smaltiti.
Abbastanza allarmante, vero? Ma non finisce qui. È dello scorso anno la notizia, ripresa dalla AdnKronos, che l’Ufficio Federale della Sanità Pubblica Svizzera, dopo un’indagine svolta dalla It'Is Foundation di Zurigo, ha avvertito che le lampade a risparmio energetico producono un campo magnetico il cui valore di intensità, rilevato a distanze inferiori a trenta centimetri, supera i limiti stabiliti per la sicurezza. Le lampade a risparmio energetico sono dotate di un trasformatore ed emettono campi elettrici e magnetici a bassa e media frequenza, che possono generare nell’organismo umano correnti elettriche in grado di provocare infiammazioni di nervi e muscoli. Per questo motivo, “a titolo prudenziale”, l’ente svizzero invita a mantenere “un’opportuna distanza”, soprattutto se queste lampadine restano a lungo accese e in vicinanza di una persona, come nel caso di lampade poste sulle scrivanie.


Morale della favola: le lampade fluorescenti compatte ci permettono di risparmiare energia, ma sono pericolose per l’ambiente e la salute perché contengono mercurio. Lavoriamo tutti coscienziosamente per un loro corretto smaltimento, in attesa di normative specifiche.





giovedì 8 settembre 2011

Macintosh: un computer per la vita

Dopo anni di disavventure con il PC, ho deciso di cambiare bandiera
Nel primo articolo di questo blog abbiamo detto che lo strumento principe per la nostra economia domestica è senza ombra di dubbio internet, grazie al quale possiamo attingere informazioni, fare acquisti, usufruire di servizi, ecc… Non è bello avere il PC in panne quando facciamo tutto (o quasi) su internet, specialmente se abbiamo un conto corrente on-line e facciamo tutte le operazioni al computer. Ma… meglio Pc o Mac? Digitando questa domanda su Google, escono centinaia di risultati nei quali si difendono a spada tratta l’uno o l’altro computer. Io mi sono fatto la mia idea, ma non starò qui a parlarvi di velocità, di design, di RAM, di MegaHertz, di schede grafiche, ecc… non ne sono all’altezza e sicuramente un ragazzino di 15 anni smanettone di computer potrebbe parlarvi di questi argomenti più e meglio di me, ma vi parlerò della mia esperienza personale e di una scelta di affidabilità che ho deciso di fare l’estate dello scorso anno.

La mia esperienza
Ho comprato il mio primo computer nel 1998 ed era un PC, sistema operativo Windows 95. Nel 2000 ho avuto il mio primo grande crack, non so dirvi di preciso cosa sia successo, ma l’hard disk è andato in fumo e con lui tutti i dati (documenti word, e-mail scaricate su Outlook, foto, mp3, ecc…). Dopo questo spiacevole episodio è arrivato un nuovo PC ed ho iniziato con la buona abitudine di masterizzare su cd tutti i dati ogni sei mesi circa. Nel 2003 mi sono sposato ed è entrato in casa il primo Mac, un iMac. Non era mio, ma di mia moglie, che di lavoro fa la grafica pubblicitaria, lo usava solo per lavorare e non aveva il modem attivo per navigare. Nonostante ciò, io continuavo orgogliosamente con il mio PC. È importante dire che, se non sei un esperto di computer ed hai un PC, è fondamentale avere un amico/tecnico che ti segua costantemente nei vari problemi che il PC dà di tanto in tanto. Senza l’amico/tecnico non vivi. Nel 2004 il secondo crack al mio PC, nuovamente l’hard disk da buttare. Praticamente è accaduto mentre stavo istallando un nuovo programma scaricato da internet. Questa volta non ho cambiato tutto il PC, ma solo l’hard disk. Il tecnico mi consigliò vivamente di non istallare programmi così allegramente, dicendo che Windows è un sistema assolutamente stabile se ci si accontenta dei programmi del pacchetto istallato da lui. Mi occorreva salvare dei dati dall’hard disk e lui me li recuperò alla “modica” cifra di 50 euro. Siccome al crack erano seguiti anche tutta una serie di disagi legati alla mancanza di internet, prolungata per circa un mese, decisi di non istallare più nulla, tanto con un Word, un Photoshop, un Nero e un browser avevo tutto quello che mi serviva. Mia moglie continuava imperterrita con il suo iMac.

Arriva il Mac
Anno di svolta il 2007: mia moglie cambia il computer, ma non perché il vecchio si sia rotto (otto anni di onorato servizio, mai rotto, tutt’ora funzionante), ma perché aveva bisogno di maggiori prestazioni per il suo lavoro. Arriva in casa un G5, questa volta con il modem attivo e quindi on-line, una macchina poderosa che mi ha subito creato una certa sindrome di inferiorità. Io, da parte mia, subivo il terzo crack. A detta del tecnico avevo preso un virus da internet e io gli chiesi come poteva un virus mandare in panne un hard disk, lui rispose che ci sono dei virus che riescono a far girare vorticosamente il disco rigido fino a farlo fondere e probabilmente mi era successo questo. Scopro che i Mac non prendono virus. In attesa della riparazione del mio computer, mi misi un po’ a navigare con il G5 e l’impressione era di un computer molto più veloce, molto più semplice da usare, dai colori molto più vivaci e dalle immagini molto più definite di un PC. Ma non volli dare a mia moglie la soddisfazione di dirglielo, lei aborriva i PC e me ne diceva di tutti i colori contro Bill Gates e il suo Windows. Iniziai a conoscere il mondo Apple, il suo guru Steve Jobs, la Silicon Valley, gli iPod e gli iPhones, l’orgoglio Mac. Torna in funzione il mio PC, ma da quel giorno in poi non disdegnavo andare, di tanto in tanto, sul G5 per navigare e vedere i video su YouTube, che lì andavano spediti e non a scatti come sul PC. Estate 2010: quarto crack del mio PC. Senza apparenti ragioni. Il tecnico mi disse che “i PC lo fanno”. Mentre mia moglie continuava imperterrita con i suoi computer Apple, che nemmeno si puntano una volta. A questo punto necessitava una scelta di vita, bando al mio orgoglio, bando all’orgoglio Windows, crepi l’avarizia (i Mac costano qualcosina in più rispetto ai PC), sono un quarantenne tipo e non uno di quegli adolescenti con il cacciavite in mano e i PC aperti a prendere aria, a scaricare e istallare programmi senza licenza, ad entrare nei BIOS dei PC e modificarli alla fonte, non sono capace di tutto ciò, io ho bisogno di stabilità, di sicurezza. Ho detto al tecnico di portarsi via il PC, mi sono fatto arrivare a casa un bellissimo portatile MacBook Pro e da quel giorno la mia vita è cambiata. Per sempre!

Dopo avervi raccontato la mia esperienza personale, ora dovrei parlarvi un po’ dei computers Macintosh e delle loro meraviglie, ma non credo di poterlo fare meglio della Apple stessa, quindi vi invito a visitare questa pagina: Apple computers


Morale della favola: se non siete degli “smanettoni” del PC e avete bisogno di stabilità, prendetevi un Mac. In base alla mia esperienza, il Mac è un computer stabile, efficiente e bello da vedere, costruito per durare nel tempo.


mercoledì 3 agosto 2011

La Classe Energetica degli elettrodomestici

Acquistare in modo intelligente un elettrodomestico può far risparmiare sulla bolletta della luce.
Scegliere un buon elettrodomestico è fondamentale per avere un risparmio sulla bolletta dell’energia elettrica, anche dovendo spendere qualche euro in più per il suo acquisto. Importante è leggere l’etichetta della classe energetica (o classe di efficienza energetica), un indicatore introdotto grazie ad una direttiva dell’Unione Europea che ci permette di capire se un elettrodomestico risulta conveniente per il consumo di energia elettrica necessaria al suo funzionamento. La scala di valutazione va dalla classe A, la migliore, fino alla G, la peggiore, cui di recente ne sono state aggiunte altre: A+, A++ e A+++, con lo scopo di operare un’ulteriore classificazione di merito all’interno della stessa classe. Ciò è stato necessario per valutare non solo il livello tecnologico e il risparmio energetico, ma anche altri fattori, come la quantità di acqua utilizzata, il grado di rumorosità e la produzione di calore. Nell’etichetta ogni lettera sarà accompagnata anche da diversi colori, per rendere ancor più immediato il riconoscimento delle potenzialità del nuovo elettrodomestico che ci si appresta a comprare. Pensate che tra la lettera A e la A+++ c’è circa il 50% di differenza in termini di efficienza energetica!

Risparmiare subito o nel tempo?

Molti si chiedono se spendere di più per un elettrodomestico di classe A sia più conveniente rispetto ad elettrodomestici di classe B, C o D, che magari saranno capaci di farci risparmiare qualche euro nell’immediato, ossia al momento dell’acquisto. Ebbene, i numerosi studi confermano che è assolutamente conveniente acquistare un prodotto di classe A, in quanto l’importante risparmio in energia elettrica andrà ad ammortizzare in breve tempo la spesa iniziale. Il risparmio, ovviamente, durerà poi per tutta la vita del vostro elettrodomestico. Come per ogni nostro gesto teso a risparmiare energia elettrica, non dimentichiamo l’importante contributo dato alla salvaguardia dell’ambiente, in quanto si riducono le emissioni nocive provocate da alcuni procedimenti di produzione di elettricità, come l’uso di combustibili fossili. L’obbligo di applicare le nuove targhette di classe energetica (quelle con A+, A++ e A+++) e di presentare nuovi modelli a sempre minor impatto ambientale, scatterà a partire dalla fine del 2011. Inoltre, per quella data, tutti i venditori saranno obbligati ad indicare la classe degli elettrodomestici anche sul materiale pubblicitario, sia cartaceo che su internet. Alcuni grandi marchi, come ad esempio la Candy, hanno già presentato i loro nuovi modelli di frigorifero classe A+++, capaci di abbattere i consumi di energia elettrica di più del 50% rispetto agli equivalenti di classe A, grazie ad innovativi sistemi di refrigerazione, comportando un risparmio di 220 kWh annui e con un totale di 1000 kg di CO2 emessi in meno ogni anno nell’atmosfera.

Risparmiare energia elettrica si può!
Leggere l’etichetta della classe energetica è quindi un buon esercizio per la vostra economia domestica, ma ricordatevi che potete fare ancora di più adottando dei comportamenti semplici quanto efficaci per incrementare ulteriormente il vostro risparmio. Non esagero quando dico che la prima fonte di energia nel nostro Paese potrebbe essere il buon senso, ossia limitare gli sprechi, che a volte sono vergognosi (pensate a tutte le luci accese che spesso si vedono negli uffici chiusi di notte, specie in quelli pubblici, ahimè!). Quindi seguite sempre queste sei piccole e semplici regole:
1- Quando uscite da una stanza, per favore, spegnete la luce! Il portafogli e l’ambiente ve ne saranno grati.
2- Non lasciate gli elettrodomestici in stand-by, specialmente televisori, videoregistratori, decoder, ecc…: il consumo della “lucetta accesa” può farvi spendere fino a 100 euro l’anno Munitevi di multipresa (o ciabatta elettrica) con interruttore, che spegnerete ogni sera prima di andare a dormire. In questo modo eviterete anche possibili corti circuiti e conseguenti incendi, facendo una scelta di sicurezza.
3- Accendete la lavatrice e la lavastoviglie solo a pieno carico.
4- Non comprate il frigorifero incassato nella mobilia della cucina e posizionatelo sempre lontano dal forno.
5- Evitate il più possibile l’uso del ferro da stiro, per molti indumenti è sufficiente estrarli immediatamente dalla lavatrice appena terminato il lavaggio e stenderli subito ben piegati, magari usando delle grucce per stendere maglie, magliette e camicie.
6- Usate il condizionatore solo quando è strettamente necessario e non esagerate con la temperatura, 18°/20° sono l’ideale, oltre andrete solo a mettere a rischio la vostra salute, oltre che far pesare il consumo di energia elettrica sul bilancio familiare.

Morale della favola: prima dell’acquisto di un elettrodomestico, leggere l’etichetta della classe energetica, farete del bene al vostro portafogli e al nostro pianeta. Usate, inoltre, piccoli accorgimenti quotidiani per risparmiare energia elettrica.


domenica 31 luglio 2011

Il pane raffermo in cucina

Le virtù del “Re della tavola” anche quando non è più fresco.
Chissà quanti articoli troverete su internet riguardo l’utilizzo del pane raffermo in cucina, mia nonna diceva sempre che il pane non si butta mai e sapeva riciclarlo in mille modi. Eppure è dello scorso anno la notizia che, solo a Milano, vengono buttati ogni giorno 180 quintali di pane. Luca Vecchiato, presidente della Federazione Italiana Panificatori, ha dichiarato nell’occasione “La grande distribuzione chiede ai panificatori artigianali di consegnare pane fresco in abbondanza per avere gli scaffali pieni fino all’ora di chiusura. Nei contratti è previsto il ritiro dell’invenduto da parte del panificatore, che non può fare altro che buttare tutto”. Con un sistema efficace di riciclo, invece, si potrebbe ridurre l’impatto sull’ambiente di tutti gli alimenti scartati dai supermercati e sfamare persone in difficoltà, ma purtroppo c’è ancora poca sensibilità nel nostro Paese a problematiche del genere, con il consumismo che impera nelle sue forme peggiori. Questo mio articolo vuole essere, più che altro, un messaggio antispreco e altri ne farò in futuro soprattutto sugli alimenti. Voglio partire dal pane perché è “il Re della tavola”. Abbiamo perso la buona abitudine di riutilizzare gli avanzi della tavola e il pane è uno degli cibi che maggiormente viene gettato nella pattumiera. Eppure, conservato per diversi giorni dopo il suo acquisto, esso acquisisce addirittura delle qualità organolettiche e salutistiche maggiori rispetto a quando lo si consuma fresco. Ciò perché la trasformazione da pane fresco a pane raffermo passa attraverso un processo chimico chiamato “retrogradazione dell’amido”, dove l’amido contenuto nell’alimento perde umidità e torna alla sua forma primordiale, quella che possedeva prima della cottura, diventando più saporito, più digeribile e senza più quell’impatto importante sul nostro indice glicemico. Quindi recuperare l’abitudine a conservare il pane raffermo per creare tanti piatti diversi e sfiziosi, assume anche un significato salutistico da non sottovalutare. Di seguito riporterò alcune ricette che non sono certamente tutto lo scibile dell’impiego del pane raffermo in cucina, ma ho voluto semplicemente selezionare quelle più in voga dalle mie parti.

Pangrattato
Comperare le buste di pangrattato al supermercato è un delitto ed uno degli eccessi del consumismo odierno. Quando ero piccolo questo prodotto non esisteva negli scaffali dei supermercati, ogni famiglia produceva il suo pangrattato con gli avanzi di pane fatto seccare per un po’ di giorni e poi passato al mortaio. Al giorno d’oggi sarebbe ancora più semplice produrlo grazie ai robot da cucina, capaci di polverizzarlo in pochi secondi, eppure non si fa. Riappropriamoci di questa abitudine e del modo più banale di utilizzare il pane non più fresco.

Bruschetta
Un altro modo di utilizzare in maniera molto semplice il pane raffermo è farne delle bruschette: sia che abbiate una pagnotta o uno sfilatino, potete affettarli e mettere le fette per alcuni minuti nel forno precedentemente riscaldato oppure sulla brace se avete un camino. Potete sbizzarrirvi con il condimento: olio, aglio, pomodoro, origano, mozzarella, funghi, salsiccia, prosciutto, pesto di olive e tutto ciò vi suggerisce la vostra fantasia.

Crostini
Anche questo un modo molto semplice di utilizzare il pane raffermo: qualsiasi formato di pane può essere tagliato a tocchetti, i quali verranno messi in forno in modo che diventino dorati e croccanti, quindi conditi con olio, sale e origano. In alternativa (ed è il modo che più preferisco) i tocchetti possono essere fritti in una padella con olio extravergine di oliva ed usati per arricchire il brodo, il minestrone, la minestra di lenticchie, la zuppa di pesce e così via.

Gnocchi di pane
Ingredienti: 1 Kg di pane raffermo, 2 uova, sale, farina tipo 0.
Procedimento: mettere in ammollo il pane raffermo nell’acqua per circa mezz’ora, scolarlo e spremerlo con le mani fino ad ottenere una poltiglia, quindi aggiungere le uova sbattute, sale quanto basta, farina e lavorare su un piano infarinato fino ad ottenere un panetto morbido. Prendere un pezzo della pasta ottenuta e fatene una striscia, tagliare tanti pezzetti a mo’di gnocchi. Cuoceteli in acqua bollente salata q.b. e condite con ragù di maiale.
Variante: mettete gli gnocchi conditi con il sugo in una teglia e cospargeteli con mozzarella e formaggio, infornare per mezz’ora.

Polpette di pane
Ingredienti: ½ Kg di pane raffermo, latte, 1 uovo, parmigiano grattugiato, sale, pepe, aglio, prezzemolo.
Procedimento: spezzettare il pane e farlo ammorbidire nel latte per mezz’ora, strizzarlo e metterlo in una ciotola, aggiungere l’uovo, il parmigiano, sale, pepe, aglio e prezzemolo tritati. Amalgamare il tutto e dare forma a piccole polpette che dovrete mettere in frigo per almeno un’ora, poi è possibile friggerle in olio extravergine di oliva oppure cuocerle con il sugo.
Variante: è possibile aggiungere all’impasto 300 gr di carne macinata

Peperoni ripieni di pangrattato
Ingredienti: peperoni, pomodori, pangrattato, olio extravergine d’oliva, parmigiano, olive, capperi.

Procedimento: svuotate i peperoni dei semi aprendoli dal picciolo, che metterete da parte (servirà successivamente per chiuderli). Mettete in una padella l’olio extravergine d’oliva, tagliate i pomodori a pezzetti e metteteli in padella insieme al pangrattato, i capperi, le olive e il parmigiano, fate cuocere per poco tempo girando continuamente. Prendete i peperoni e riempiteli con questo composto. Prendete una teglia, versate dell’olio extravergine d’oliva e adagiatevi i peperoni, che cuocerete in forno per circa mezz’ora.

Panzanella
Ingredienti: pane raffermo, pomodorini, sedano, cipolla, tonno, olio extravergine d’oliva, basilico, sale.
Procedimento: lasciare riposare per un quarto d’ora delle fette di pane raffermo in acqua, strizzarle e ridurle in poltiglia con le mani, quindi condire il tutto con pomodorini, sedano, cipolla, tonno, olio extravergine d’oliva, foglie di basilico e salare quanto basta.

Frittata di pane
Ingredienti: 300 gr di pane raffermo, quattro uova, latte, olio extravergine d’oliva, 70 gr di prosciutto cotto a dadini o salame campagnolo, aglio, prezzemolo, sale, pepe, parmigiano grattugiato, pangrattato.
Procedimento: spezzettare il pane e metterlo in un recipiente, coprire con il latte e lasciar riposare per mezz’ora, quindi strizzarlo, metterlo in una ciotola e aggiungere le uova sbattute, il sale, il pepe, il parmigiano grattugiato, l’aglio tritato, il prezzemolo tritato, il prosciutto cotto a dadini o in alternativa il salame, anch’esso tagliato a dadini, mescolare. Prendere una padella antiaderente, mettere un po’ di olio, far riscaldare, aggiungere una spolverata di pangrattato quindi aggiungere il composto ottenuto. Cuocere la frittata per circa 10 minuti a fuoco basso, prima un lato e poi, con l’aiuto di un coperchio, l’altro lato. Una volta completata la cottura, mettere la frittata in un piatto, tagliarla a fette e servirla ancora calda.

Pappa col pomodoro
Ingredienti: 400 gr di pane raffermo, 400 gr di pomodori, basilico, 1 porro, 1 bicchiere di olio extravergine d’oliva, 1litro di brodo, sale, pepe.
Procedimento: fare il soffritto con il porro, aggiungere i pomodori e lasciar cuocere per un quarto d’ora, quindi versare il brodo caldo, aggiungere sale e pepe q.b. e il basilico tritato finemente. Appena il sugo sarà cotto, inzuppare il pane raffermo a tocchetti e far cuocere per dieci minuti e poi lasciare riposare per circa venti minuti, mescolare il tutto con una frusta e servire con un filo d’olio extravergine d’oliva.

Budino di pane
Ingredienti: 300 gr. di pane raffermo, 500 ml. di latte, 100 gr. di zucchero, 3 uova intere, 1 tuorlo.
Procedimento: far macerare il pane nel latte per circa mezz’ora, far sgocciolare dal latte in eccesso e impastare con lo zucchero e i tuorli, successivamente unire gli albumi montati e neve e mettere l’impasto ottenuto in uno stampo da budino imburrato. Mettere in forno ad una temperatura di 170° per circa 40 minuti. Servire caldo, magari glassato con il cioccolato o accompagnato con panna montata.


Morale della favola: il pane si presta a mille usi anche quando non è più fresco, imparate ad utilizzarlo dando sfogo alla vostra fantasia in cucina.



Altre ricette con il pane raffermo:
Polpette di melanzane





mercoledì 27 luglio 2011

Introduzione all’orto: attrezzi e preparazione del terreno

Una scelta salutare
Se disponete di un pezzo di terra vicino casa, sarebbe un vero peccato non utilizzarlo per realizzare il vostro orto. L’orto richiede sicuramente dei sacrifici ed un impegno quasi quotidiano, soprattutto nei mesi caldi, ma può anche regalarvi immense soddisfazioni quando raccoglierete i vostri frutti della terra. Con i prezzi alle stelle degli ortaggi e con i dubbi sull’effettiva genuinità dei prodotti che troviamo ai supermercati (uso di semi transgenici e presenza di pesticidi), potete concretamente risparmiare qualche soldo e mangiare verdure assolutamente sane. Inoltre, lavorando la terra, vi manterrete sempre in ottima forma fisica, risparmiando i soldi per la palestra.

Gli attrezzi che vi occorrono
La prima cosa da fare è preparare il terreno e per questo vi serviranno degli attrezzi. Quelli che dovete assolutamente avere sono:
VANGA: pala in metallo tipicamente di forma triangolare, piatta, serve per rivoltare il terreno. Vi consiglio il tipo a punta aguzza e di formato medio, con appoggio per il piede (vedi foto).
BADILE: pala leggermente a coppa, utile per spostare grosse quantità di materiale che sia terra, sabbia, foglie, organico, ecc... Nel suo uso si consiglia di non sforzare troppo la schiena, facendo lavorare le ginocchia piegandole (vedi foto).
ZAPPA: serve per rompere le zolle, smuovere il terreno in superficie per arieggiarlo (sarchiatura), rimuovere erbe infestanti o per aggiungere le concimazioni periodiche vicino alle piante già a dimora. Sono costituite da una lama rettangolare piuttosto affilata, perpendicolare al manico, a volte con la variante di denti dal lato opposto della lama per rivoltare il terreno (vedi foto).
IMPIANTO DI IRRIGAZIONE: tubo in gomma da collegare a serbatoi d’acqua o fontane, con o senza apparecchi da irrigazione a pioggia, a braccia rotanti o fisse.
PALETTI DI LEGNO O CANNE: per sostenere o far arrampicare alcune piante come pomodori, piselli, fagiolini, fagioli, cetrioli.
Questi sono gli attrezzi che ritengo assolutamente indispensabili, ma ce ne sono altri che potrebbero comunque esservi utili e che potete procurarvi nel tempo, quali:
MOTOZZAPPA: attrezzo a motore per la lavorazione del terreno, utile per grossi appezzamenti che richiederebbero troppo tempo e fatica con i comuni attrezzi manuali (vedi foto).
RASTRELLO: barra in metallo dotata di denti appuntiti, serve per raccogliere foglie e pietre o per livellare il terreno prima della semina (vedi foto).
CESOIE E FORBICIONI: per la potatura di rami e fiori (vedi foto).
TRAPIANTATOIO: per inserire le piantine nel terreno (vedi foto).
FORCONE: attrezzo utilizzato per rimuovere fieno, paglia, erba, letame, fogliame, arieggiare il terreno, frantumare le zolle, estirpare le erbe infestanti, distribuire a spaglio stallatico maturo per la fertilizzazione del terreno (vedi foto).
CARRIOLA: è un attrezzo per il trasporto manuale che sfrutta i vantaggi della leva, formata da un cassone di lamiera metallica, destinato ad ospitare il materiale da trasportare, che poggia su un telaio tubolare, con due manici per l’impugnatura e una ruota gommata (vedi foto).
Tutti gli attrezzi andrebbero ben ripuliti dopo l’uso e riposti in un garage o apposito box per evitare il rischio di ruggine delle parti metalliche. Avere il box sarebbe proprio l’ideale: al suo interno potreste tenere anche le sementi, gli indumenti da lavoro e gli stivali/scarponi.

Progetta il tuo orto
Se il vostro terreno non è stato mai lavorato, non aspettatevi grosse produzioni per il primo anno, ma anzi dei sacrifici in più per la sua preparazione. Bisognerà dissodarlo con molta cura, scavando abbastanza in profondità per togliere pietre, radici, e tutto quanto potrebbe ostacolare lo sviluppo delle piante. Il vostro orto va comunque progettato prima di iniziare i lavori, seguendo delle regole ben precise, vi consiglio di fare uno schizzo su un foglio di carta in base alle indicazioni che vi darò. Il terreno dovrebbe avere una buona esposizione al sole, ben protetto dal vento, ma senza muri o alberi che vadano a creare delle vaste zone d’ombra, magari utilizzando delle siepi posizionate alla giusta distanza. Sarebbe opportuno recintarlo con una rete in ferro o plastica. Tutto il terreno deve essere suddiviso in zone rettangolari (dette prode o aiuole) che ospiteranno diversi ortaggi. Le colture dovranno ruotare negli anni successivi evitando di mettere lo stesso ortaggio nella stessa zona, con rotazione triennale o, meglio, quadriennale. I primi lavori sono i più duri, è la fase in cui bisogna dissodare, ossia asportare sassi, detriti e radici, effettuando una profonda vangatura o, se ne avete la possibilità, di far arare con un trattore. Il periodo ideale per questi lavori è l’autunno o l’inverno, ma non quando gela, per poi eseguire la fresatura in primavera. Il terreno migliore è quello morbido, ben drenato e capace di trattenere l’umidità, ma se il vostro non presenta questi requisiti, potete correggerlo: se il terreno è duro, compatto, molto argilloso, sarebbe il caso di aggiungere della sabbia, mentre se il terreno è sabbioso e asciutto, correggetelo con dei composti organici. Tra una proda e l’altra, create dei sentieri che permettano di camminare evitando di calpestare la terra coltivata.
Di vitale importanza che nei pressi del vostro orto ci sia un rubinetto dell’acqua al quale poter collegare un tubo di gomma, con relative bocchette a spruzzo, per irrigare le vostre colture. Esso può attingere da una rete idrica dedicata all’irrigazione o ad un serbatoio d’acqua piovana. Bene, se avete fatto tutto ciò, siete pronti per iniziare questa nuova avventura: pomodori, peperoni, insalate, cetrioli, zucchine, cavoli, aglio, cipolla, sedano, carote e chi più ne ha più ne metta… da oggi raccoglierete tutto questo nel vostro orto!


Morale della favola: se avete un pezzo di terreno, non esitate a fare il vostro orto: cibo genuino e attività fisica assicurati!



Link:
Uso di alcuni attrezzi - YouTube
Preparazione dell'orto - YouTube

domenica 24 luglio 2011

Conto Corrente Arancio

L’unico conto corrente a zero spese
Avevamo parlato, in un precedente articolo, del Conto Arancio e ci eravamo posti la domanda se questo strumento finanziario chiamato “conto di deposito” fosse ancora efficace dopo il crollo dei tassi d’interesse innescato dalla grande crisi economica del 2008/2009. Avevamo anche detto che la falla veniva tappata da un altro strumento messo a disposizione sempre da IngDirect: il Conto Corrente Arancio. Con questa mossa vincente di creare un conto corrente vero e proprio, IngDirect ha messo a disposizione dei suoi clienti, su un’unica piattaforma, i più comuni e utili servizi bancari con la comodità delle transazioni online, ovvero senza doversi recare ad uno sportello bancario, e con un’importante riduzione delle spese accessorie. Dunque bonifici, domiciliazione utenze, pagamenti tramite Mav o Rav, giroconti, ricariche telefoniche e consultazione dell’estratto conto online sono completamente gratuiti. Inoltre, come dicevamo all’inizio, è possibile spostare denaro dal Conto Corrente Arancio al Conto Arancio (o viceversa) senza alcuna spesa. Io, nel 2009, ho chiuso il conto corrente che avevo con Monte Dei Paschi, che già era un ottimo conto corrente, e ho sottoscritto Conto Corrente Arancio, una scelta felice che mi ha permesso di risolvere per sempre l’annoso problema del costo dei sevizi bancari: meno di zero, non si può!

Il miglior conto corrente dell’anno
L’Osservatorio Finanziario, istituto che nel nostro Paese si occupa di analisi comparative tra i vari prodotti bancari, sia per l’anno 2009 che per l’anno 2010 ha giudicato il Conto Corrente Arancio come il “miglior conto corrente”, in virtù del fatto che esso risulta essere l’unico totalmente a costo zero, oltre che del tutto trasparente nei suoi servizi. Nel particolare, il Conto Corrente Arancio è a zero canone ed a zero imposta di bollo se la giacenza media trimestrale sul conto supera i tremila euro oppure se il correntista accredita sul conto lo stipendio o la pensione. Inoltre avrete a disposizione una carta di credito VISA Oro IngDirect a costo zero, senza commissioni per l’acquisto di carburanti e con SMS gratuito ogni qualvolta viene effettuata una transazione, un bancomat V Pay gratis con prelievi gratuiti di contanti dagli sportelli di tutta Europa e un libretto assegni gratuito, recapitato direttamente a casa vostra.

Sicurezza e assistenza
Tutte le connessioni IngDirect sono protette dai più avanzati sistemi di firewalling, di intrusion detection e di protezione da virus e da software potenzialmente pericoloso. Il cliente è dotato di una carta codici operativi che utilizza per autorizzare le operazioni sul proprio conto corrente in tutta sicurezza: i codici richiesti variano in base ad una sequenza casuale difficile da intercettare. La carta bancomat V Pay usufruisce dell’innovativa tecnologia “Chip & PIN” che garantisce la protezione contro il rischio di clonazione: infatti la tecnologia Chip impedisce la clonazione della banda magnetica, principale responsabile delle frodi sulle carte bancomat. Per quanto riguarda l’assistenza, devo dire la verità, non ne ho mai avuto bisogno in modo particolare, a testimonianza del buon funzionamento del sito, ma quel paio di volte in cui ho dovuto contattarli telefonicamente, sono stati gentili e solleciti nel risolvere il problema.

Le meraviglie della piattaforma IngDirect
Accedendo al sito di IngDirect, sulla schermata principale troverete tutti i servizi che il colosso bancario olandese mette a disposizione dei suoi clienti. Oltre al Conto Arancio e al Conto Corrente Arancio, abbiamo anche Mutuo Arancio, Investimenti Arancio e Trading. Personalmente non ho avuto modo di usufruire di un Mutuo Arancio, ho stipulato un mutuo tanti anni fa con Banca 121 (ora assorbita da Monte Dei Paschi di Siena) per l’acquisto della prima casa ed un mutuo nella vita può bastare. Però mi sono servito del servizio portabilità del mutuo, ossia il RID con il quale la mia vecchia banca prelevava mensilmente dal conto corrente l’importo del mutuo, è stato trasferito in automatico su Conto Corrente Arancio e questo mi ha permesso di chiudere i rapporti con Monte Dei Paschi ed affidare i miei risparmi a IngDirect. Ho invece usufruito di Investimenti Arancio, investendo un po’ di risparmi nei fondi gestiti di IngDirect, che sono numerosi e offrono un’ampia gamma di diversificazione. Anche qui, zero commissioni in entrata e in uscita. Qualche soldino l’ho messo pure su Trading, il servizio che permette di investire direttamente nel mercato azionario: non sono bravo come speculatore e uso questa piattaforma per acquistare prevalentemente ETF, alla fine non altro che fondi con bassi costi di gestione. Grazie a queste piattaforme per gli investimenti sono riuscito a creare un portafoglio personale senza dover incappare nelle disavventure tipiche di chi si affida ai consulenti finanziari delle banche tradizionali, ma di questo parleremo più approfonditamente in un prossimo articolo.


Morale della favola: se ve la cavate con internet, aprite un Conto Corrente Arancio, tanti servizi e nessun canone da pagare, imposta di bollo gratuita per chi accredita lo stipendio o la pensione o ha in deposito mediamente più di 3.000 euro, carta di credito a costo zero e bancomat gratis con prelievi gratuiti dagli sportelli di tutta Europa. Meno di zero, non si può!



lunedì 11 luglio 2011

Assicurazioni auto: cos’è una polizza Kasko e quando conviene

Per viaggiare sicuri
Si sente molto parlare di Kasko in tema di RC Auto e assicurazioni, nelle pubblicità in televisione, in radio e sul WEB, ma in pochi sanno di cosa si tratta veramente. Essa fa parte delle garanzie “accessorie” (facoltative) di una polizza auto, molto diffusa nei paesi europei, ancora poco in Italia, dove sta diffondendosi in maniera importante solo da qualche anno. La formula Kasko di una polizza auto permette il risarcimento di tutti i danni alla vettura dell’assicurato, anche se essi sono stati causati dall’assicurato stesso. Copre tutti i danni derivanti dalla circolazione dell’auto, anche in mancanza di collisione con un’altra vettura, cosa che non viene coperta dalla semplice RCA. Quindi questa particolare garanzia copre i danni materiali e diretti subìti dal veicolo assicurato in seguito a collisione con altro veicolo, impatto contro ostacoli fissi (muri, alberi, ecc…) o mobili, uscita di strada e ribaltamento, insomma tutti gli incidenti che abbiano a verificarsi durante la circolazione. Possiamo avere tre tipi di Kasko, che sono:
1- “Kasko a valore intero” (o completa) che non ha limiti di copertura e di massimale;
2- “Kasko a primo rischio” con alcune restrizioni, come ad esempio sul massimale;
3- “Kasko a secondo rischio”, che associa la presenza di un massimale ad una franchigia.
È evidente che diversa sarà la tipologia di Kasko, diverso sarà il premio (una “Kasko a valore intero” sarà decisamente più costosa di una “Kasko a secondo rischio”).

Mini Kasko
Un’alternativa alla Kasko è la Mini Kasko, molto più economica della Kasko, che copre i danni solo in caso di incidente con un altro veicolo targato (sono escluse le biciclette, ad esempio), ciò significa che se vai a sbattere con un’altra auto e hai torto, con la Minikasko comunque ti saranno pagati i danni, mentre nessun risarcimento è dovuto in caso di qualsiasi altro sinistro (ad esempio uscita di strada e urto con un ostacolo).

Conviene?
Conviene una polizza Kasko? Sicuramente essa va ad incidere in modo pesante sul premio assicurativo e non in tutti i casi è consigliata. Certo, con la polizza Kasko a valore intero potete stare tranquilli perché coperti al 100% da qualsiasi tipo di danno, ma che brutto colpo per il vostro portafogli! Se siete un guidatore esperto, se circolate prevalentemente in aree con poco traffico o se usate la macchina saltuariamente, la Kasko può essere una garanzia accessoria inutile. In genere si associa a vetture di alto valore, dove un qualsiasi sinistro può costare parecchio caro in termini di riparazione. In molti casi è preferibile una Mini Kasko, visto che la maggior parte dei sinistri in strada avviene per collisione tra veicoli.


Morale della favola: con la formula assicurativa Kasko avrete il risarcimento danni anche se la colpa dell’incidente è vostra, ma che brutto colpo per il vostro portafogli!




giovedì 7 luglio 2011

Conto Arancio

IngDirect e i pionieri del conto di deposito
Circa dieci anni or sono ho avuto modo di conoscere un altro partner importante per il mio risparmio: Ing Direct, colosso bancario olandese meglio conosciuto come Conto Arancio. Il Conto Arancio non è propriamente un conto corrente, ma un conto di deposito. Di cosa si tratta? È una sorta di “libretto di risparmio nominativo” gestito tramite telefono o internet, quindi senza nessun servizio di cassa, che viene ad appoggiarsi ad un conto corrente bancario del quale l’interessato deve necessariamente essere intestatario. Aprire un Conto Arancio significa, per capirci, aprire un conto parallelo al proprio conto corrente bancario, a zero spese, nel quale riporre i risparmi per farli fruttare qualcosa in più rispetto alle banche tradizionali. Tutte le transazioni avvengono per via telematica, ciò implica che Ing Direct non abbia bisogno di filiali sparse sul territorio. Quando lo aprii io, nel 2000, i tassi d’interesse erano fantascientifici: 6% per sei mesi ai nuovi iscritti e, successivamente, 4,5%, contro l’1% della mia banca tradizionale. Peccato fossi squattrinato a quel tempo e non ho potuto approfittarne a dovere, ci misi dentro due milioni del vecchio conio che non mi fruttarono granché. In quei giorni Conto Arancio era visto con diffidenza dalla gente comune, quindi dalle mie parti fui un pioniere e adesso posso festeggiare i dieci anni di felice (e fruttuoso) sodalizio.

Come funziona
Esaminiamo questo strumento: intanto diciamo che per aprirlo è sufficiente anche 1 solo euro, vi si possono depositare somme dal proprio conto predefinito tramite bonifico bancario, il tempo di attesa è mediamente di due giorni. Appena i soldi arrivano sul Conto Arancio, cominciano da subito a produrre interessi, calcolati giornalmente e con accredito finale alla chiusura dell’anno. Potete prelevare i soldi in qualsiasi momento tramite bonifico bancario on-line, essi verranno nuovamente depositati sul vostro conto corrente predefinito nel giro di due giorni. Operazioni di apertura, chiusura e trasferimento fondi avvengono sempre a costo zero. Per i nuovi clienti c’è sempre un periodo di offerta di circa sei mesi con un tasso di interesse più vantaggioso. Grazie all’opzione “Arancio +” è possibile vincolare le somme a 3, 6 o 12 mesi, ottenendo un rendimento maggiore del tasso base. Io non ho avuto mai nessun problema nel gestire il mio conto tramite internet, anzi ritengo questo molto importante per una maggiore consapevolezza del cliente e per la trasparenza, in ogni caso il servizio e l’assistenza (telefonica e on-line) sono molto efficienti e non fanno rimpiangere le banche tradizionali con sportello. I clienti sono doppiamente garantiti in quanto Ing Direct aderisce sia al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi olandese che al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi italiano.

Conviene ancora?
Purtroppo le performances del Conto Arancio hanno subito un drastico ridimensionamento dopo la crisi economica del 2009, ridimensionamento che ha mi ha fatto fortemente dubitare dell’attuale validità di questo strumento di risparmio. Con il crollo dell’economia e dei tassi d’interesse, la percentuale è scesa all’1% lordo, quasi al pari dei normali istituti di credito. Il problema maggiore è che questo prodotto della Ing Direct si appoggia ad un conto corrente tradizionale, che ha i suoi costi come la tenuta conto, l’imposta di bollo e soprattutto i bonifici bancari (necessari a trasferire il denaro su Conto Arancio), costi che annullano tutti i vantaggi legati all’azzeramento delle spese. Altra nota dolente è che le offerte di tassi d’interesse più vantaggiosi vengono oramai riservati esclusivamente ai nuovi clienti e si fa poco o nulla per i vecchi fedeli clienti. L’unica possibilità in mano a questi ultimi di vedersi riconosciuto un tasso d’interesse maggiore è quello di vincolare i soldi per un anno. Io ho optato per questa soluzione, pur riconoscendo che essa va a limitare la disponibilità del capitale in quanto si perdono gli interessi maturati ogni qualvolta si renda necessario prelevare denaro per qualsiasi improvvisa necessità (viene comunque riconosciuto il tasso base dell’1%).
Tuttavia il mio giudizio su Conto Arancio resta positivo perché è indubbio lo sforzo compiuto negli anni da Ing Direct per fornire strumenti trasparenti e competitivi in un mondo, quello bancario, non sempre trasparente e non sempre a favore del cliente. Giudizio positivo anche perché, negli ultimi tempi, esso è stato implementato da altri prodotti molto interessanti come Mutuo Arancio, Investimenti Arancio, Trading e soprattutto Conto Corrente Arancio, il conto corrente bancario a zero spese che ha chiuso la falla dei costi bancari legati al conto corrente predefinito. Ma di questo e degli altri prodotti parlerò nei prossimi articoli.

Morale della favola: aprite un conto deposito on-line, ma state attenti alle spese di trasferimento che applica la vostra banca d’appoggio.


Link:
IngDirect






La saponetta fatta in casa

Acquistare saponette è sicuramente più economico che acquistare sapone liquido. Oltre che risparmiare, si aiuta l’ambiente rinunciando al flacone in plastica con dosatore, che in ultimo finisce ad ingrassare il bidone dei rifiuti (tra l’altro proprio il flacone incide in modo importante sul prezzo del prodotto). L’unico inconveniente della saponetta, invece, è che alla fine della sua vita ci ritroviamo con dei piccoli rimasugli, difficilmente maneggiabili, che finiscono nel cestino o, peggio, nel water. Basta con lo spreco: le saponette possono essere riciclate, con grosso beneficio per il vostro portafogli e per l’ambiente.

Procedimento
Mettete da parte i rimasugli delle saponette, quando ne avrete un bel po’ si può procedere con le operazioni. Non preoccupatevi se sono di colori e profumi diversi, il risultato vi sorprenderà e vi assicuro che vi divertirete anche.
La prima operazione consiste nel ridurre le saponette in scaglie, potete usare una grattugia, il pelapatate o un semplice coltellino, quindi aggiungete un po’ d’acqua e fate riposare alcune ore o anche tutta la notte. Versate il composto in un pentolino di acciaio inox e procedete alla cottura a “bagno maria”, ossia mettendo il pentolino dentro un’altra pentola contenente acqua in ebollizione. Mescolate di tanto in tanto per evitare che il composto si bruci, la consistenza dovrà essere cremosa. Molti saponi commerciali non si sciolgono benissimo in fase di rilavorazione, ma tendono a restare grumosi e pastosi. Al composto possono essere aggiunti oli nutrienti o essenziali, coloranti naturali, latte e altri additivi a vostro piacimento, ma potete anche lasciare tutto così com’è. Se la consistenza vi soddisfa, togliete il sapone dal fuoco e lasciatelo raffreddare per qualche minuto, quindi versatelo negli stampini, preferibilmente in silicone, più resistenti al calore, ma potete usare anche le formine per i biscotti. Lasciate raffreddare all’aria o, se preferite, mettete il tutto in frigorifero per una notte (ma non metteteli dentro ancora caldi, mi raccomando). Il giorno successivo staccate le saponette dagli stampi e mettetele ad asciugare in un canovaccio di stoffa. Usate le saponette solo quando saranno completamente asciutte. I saponi rilavorati si possono usare subito senza bisogno di stagionatura.

Clean the world
Bene, ora avete le vostre saponette a buon mercato, che sono anche carine e profumatissime. Con il tempo imparerete a personalizzarle nelle forme, nei colori e nei profumi che preferite e diventerà un vero e proprio divertimento. Avete risparmiato e dato una mano all’ambiente. Ma vi dirò di più: c’è chi, con il riciclo delle saponette, aiuta le persone del terzo mondo a sopravvivere. “Clean the world” è un’associazione non profit statunitense che combatte la povertà e le malattie nel Terzo Mondo appunto con il riciclo delle saponette. Nel 2009 Shawn Seipler e Paul Till dalla Florida hanno avuto una grande idea: poiché un alto numero di clienti degli hotel utilizza solo una parte delle saponette messe a disposizione durante la loro permanenza, i due hanno pensato di rigenerarle, lavorandole nuovamente, per poi mandarle nei paesi poveri. L’organizzazione cerca così di ridurre lo spreco, limitando l’impatto ambientale e, allo stesso tempo, dando vita ad un progetto benefico senza precedenti. Queste saponette riciclate sono fondamentali per combattere la mancanza di igiene, principale causa di morte per infezioni alle vie respiratorie e per diarrea, specialmente nei bambini. La fondazione spedisce in questi paesi queste nuove saponette, accompagnate da materiale educativo ed informativo. L’associazione Clean the world ha anche una pagina Facebook ufficiale sulla quale sono presenti ulteriori dettagli e modi attraverso cui poter aderire e contribuire alla loro missione.

Morale della favola: riciclando rimasugli di saponette aiutate l’ambiente e il portafogli.






Risparmiare sull'assicurazione auto

Risparmia con l’assicurazione telefonica
Il primo “taglio alle spese” della mia vita: l’assicurazione dell’automobile. Nel 1999 avevamo un assicuratore “amico di famiglia”, penso sia capitato a molti di voi, con cui eravamo tutti assicurati da sempre. Però… sebbene non c’erano sinistri in famiglia e i miei genitori erano in classe 1, mentre la mia classe scendeva ogni anno, il premio annuale aumentava puntualmente a tutti (“bell’amico”, direte voi). In quei giorni girava lo spot televisivo di una nuova assicurazione telefonica, la Royal Insurance, che prometteva formidabili risparmi sul premio, mi sono incuriosito e sono andato sul loro sito internet per fare un preventivo. Risultato: 800.000 lire contro 1.200.000 lire della mia assicurazione, 400.000 lire di risparmio! Ho dovuto subire la fatwa dei miei genitori, scandalizzati dai miei propositi di tradimento nei confronti del nostro storico assicuratore, per scrivere la lettera di disdetta, usare tutta la mia faccia tosta per andare in sede a ritirare l’attestato di rischio (che a quei tempi non veniva ancora spedito a casa) e finalmente stipulare la mia prima assicurazione telefonica. Sono passati dieci anni da quel giorno e sono ancora fieramente con un’assicurazione telefonica. La Royal Insurance ha cambiato nome ed è diventata Direct Line, sono stato con loro sei anni, poi sono passato a Zurich Connect e attualmente sto con Genyalloyd.

L'assicurazione auto e internet
Nell’era di internet non è possibile continuare a sopportare le prepotenze delle assicurazioni tradizionali. Le assicurazioni telefoniche possono offrire premi molto vantaggiosi perché risparmiano sulle provvigioni degli assicuratori e le spese per il mantenimento degli uffici e del loro personale, visto che tutto si svolge tramite internet o telefono. Oltre al vantaggio di un concreto risparmio, c’è anche quello di poter svolgere tutte le operazioni da casa in pochissimo tempo e personalizzare la polizza scegliendo voi stessi le coperture che incidono sul premio. Ad esempio quest’anno ho fatto solo la RCA, rinunciando alla copertura “furto e incendio” perché avendo una macchina molto vecchia, entrambe le calamità non possono nuocermi più di tanto. In questo modo vi responsabilizzate e vi sforzate anche di capire come funziona una polizza, smettendola di demandare alla cieca tutto al vostro “assicuratore di famiglia”, che sa benissimo come far lievitare il premio, magari inserendovi la copertura “eventi socio-politici” su una punto scassata del 1986.
Prima cosa: munirvi di libretto, patente, attestato di rischio (per la classe di bonus malus), codice fiscale, quindi inserite su internet o comunicate per telefono tutte le informazioni che vi chiedono con la maggior precisione possibile, in pochi minuti avrete il vostro preventivo. A questo punto potete decidere di bloccarlo per pensarci su (in genere avete uno o due mesi di tempo per decidere) oppure potete acquistarla subito. Nel caso decidiate di bloccarlo, vi verrà inviata una e-mail con il preventivo allegato, che potete stampare e ricontrollare con cura, insieme ad un numero di preventivo che dovrete usare per tutte le comunicazioni con l’assicurazione fino al momento dell’acquisto. Se decidete di acquistare la polizza, dovrete prima pagare il premio, tramite bollettino postale, bonifico bancario o carta di credito. In caso decidiate di pagare con bollettino postale, dovrete inviare ad un numero di fax che vi forniranno la ricevuta di pagamento, insieme all’attestato di rischio e libretto di circolazione. Fatto ciò, vi verrà subito inviata una e-mail con la conferma della corretta ricezione dei documenti e nel giro di 3-4 giorni riceverete a casa un plico con la polizza e il tagliando da esporre in auto. Nel caso sfortunato la vostra assicurazione dovesse scadere e il plico non è ancora arrivato, vi manderanno via e-mail un documento provvisorio che, stampato e messo in macchina, vi servirà per circolare tranquillamente. A questo punto non vi rimane che rispedire, con una busta preaffrancata che troverete sempre nel plico, una copia del contratto firmata ed il gioco è fatto.

Alcune accortezze
L’ammontare del premio varia in base ad alcuni fattori che andrete ad inserire nel preventivo, quindi cercate di essere più precisi possibile. Faccio un esempio: se chiedete la copertura “furto e incendio” il premio varierà se l’auto è custodita in garage (ben protetta dai furti) o in strada (più esposta ai furti), così come varierà se l’auto è fornita o meno di antifurto elettronico.
Se avete un’assicurazione tradizionale che prevede il tacito rinnovo, è necessario mandare la disdetta tramite Raccomandata AR almeno 30 giorni prima della scadenza, il prestampato lo trovate sul sito di qualsiasi assicurazione telefonica. Le assicurazioni telefoniche non prevedono il tacito rinnovo, quindi dopo un anno siete liberi di decidere se continuare con loro o cambiare assicurazione. Un mese prima della scadenza vi invieranno a casa l’attestato di rischio ed un nuovo preventivo sul quale riflettere liberamente. La tentazione di ridurre all’osso il premio è forte, ma vi consiglio di spendere qualcosina in più e aggiungere alla RCA anche la tutela legale, la massima copertura per infortunio del conducente e l'assistenza stradale (carro-attrezzi gratuito).

E in caso di incidente?
Con le assicurazioni telefoniche troverete convenienza, offerte chiare, professionalità degli operatori e velocità nelle pratiche. Ma in caso di incidente, come vanno poi le cose? Questa è un’arma impropria che usano gli assicuratori tradizionali in modo quasi terroristico: “Se hai un incidente, sei abbandonato a te stesso” dicono, lo fece anche il mio vecchio assicuratore quando andai a ritirare l’attestato di rischio. Non ho nessuna esperienza diretta in tal senso perché non ho mai fatto un incidente (facciamo le corna!), ma sono sicuro che le cose non possano andare diversamente rispetto ad un’assicurazione tradizionale. In caso di incidente è importantissimo compilare il modulo “Constatazione amichevole di incidente” per la denuncia del sinistro, lo trovate nel plico con tutti i documenti e lo dovrete conservare in macchina. Il modulo permette di descrivere come si è svolto l’incidente e di individuarne le responsabilità. Esso andrebbe firmato da entrambi i conducenti coinvolti nello scontro, ma potrebbero sorgere dei dissensi sulla dinamica e l’altro conducente potrebbe rifiutarsi di firmarlo, a questo punto vi consiglio di chiamare i vigili urbani o la polizia stradale, saranno loro a rilevare l’accaduto. A volte può capitare di incontrare automobilisti “figli di…” che ti aggrediscono, terrorizzandoti e facendoti credere che la colpa sia tua, in questi casi chiamate senza esitare le forze dell’ordine. È accaduto qualche anno fa a mia moglie, un camionista non diede la precedenza ed urtò la sua macchina. L’energumeno scese dal TIR e, vista la povera donna terrorizzata, la aggredì imprecando “Signora, ma cosa ha combinato, guardi come mi ha ridotto il mio camion, però non può andare in giro così…” e lei si è perfino scusata! Poi lui se n’è andato facendo la parte di quello impietosito e che lasciava correre. Dopo qualche minuto sono arrivato io, avvisato dell’incidente, ed ho costatato amaramente che mia moglie aveva ragione e il furbacchione se l’era squagliata, impunito. La Constatazione amichevole di incidente potete comunque compilarla e firmarla anche se la controparte rifiuta di firmarla e anche se sono giunte sul posto le forze dell’ordine, il documento sarà necessario alla vostra assicurazione telefonica per registrare l’incidente. In caso di incidente importante, con gravi danni alle vetture e magari con feriti più o meno lievi, il consiglio è di chiamare sempre la polizia. Al più presto, inoltre, dovete chiamare il numero verde della vostra assicurazione e denunciare il sinistro, in genere lo trovate sullo stesso modulo di Constatazione amichevole di incidente, insieme ai consigli e a tutte le procedure da seguire.

Morale della favola: risparmiate sull’assicurazione auto, andate subito su internet a fare un preventivo con una compagnia telefonica.
In caso di incidente, se non trovate una controparte disposta a compilare il modulo Constatazione amichevole di incidente o se venite aggrediti verbalmente, chiamate la polizia.


Di seguito vi riporto l’utilissimo glossario messo a disposizione dalla Linear ai suoi clienti con il significato di tutte le terminologie assicurative, buona lettura!

Attestato di rischio (o "Attestazione dello stato del rischio")
Nella RCA, si tratta del documento in cui sono indicati i dati sul comportamento dell'assicurato. Si potrebbe dire che sia la "pagella" dell'assicurato. In particolare, in un attestato di rischio troviamo la classe di provenienza, la classe di assegnazione e la classe di assegnazione CU. Troviamo anche il nome del contraente della polizza (su alcuni attestati, anche il proprietario) e la targa del veicolo. Ma soprattutto, si trova la griglia in cui sono indicati gli eventuali sinistri degli ultimi cinque anni. I sinistri sono indicati in questo modo: riservati a cose, riservati a persone, pagati. Qualora siano stati pagati, L'attestato riporta anche la data di accadimento e/o la data di liquidazione, e a volte l'importo risarcito alla controparte. L'attestato indica anche la data di scadenza del contratto. Ogni compagnia è obbligata a spedire l'attestato di rischio al domicilio dell'assicurato almeno 30 giorni prima della scadenza annuale (art. 134 del Codice delle Assicurazioni Private).

Bonus-Malus
Nell'assicurazione obbligatoria RC Auto, la formula tariffaria Bonus-Malus prevede che il premio applicato al contratto vari anche in funzione del verificarsi o meno di sinistri con responsabilità dell'assicurato.
Il funzionamento di questa formula tariffaria è indicato nella sezione "Responsabilità Civile", cap. 1.4., delle "Condizioni di Assicurazione – Polizza Veicoli a Motore – 9800".

Certificato di assicurazione
È il documento rilasciato dall'assicuratore in cui si attesta l'adempimento dell'obbligo di assicurazione. Dal certificato deve risultare, tra l'altro, il periodo di assicurazione per il quale l'assicurato ha pagato il premio.
E' obbligatorio tenerlo sempre a bordo del veicolo, a disposizione per eventuali controlli.
Comunemente, non è molto conosciuto e spesso è difficile capire di che cosa si tratta. Di solito, il modo migliore per capirlo è ricordare che si tratta di un tagliando di forma rettangolare che si stacca dall'altro tagliando, di forma quadrata che viene esposto sul vetro.
Nel linguaggio comune, è chiamato con il termine improprio di "tagliando" o "talloncino", proprio come il contrassegno, con il quale a volte viene confuso.

Classe CU
È la classe di Conversione Universale, introdotta dal 1° novembre 2005, come disposto dalla circolare Isvap n. 555/D. Si tratta di una scala di classi di Bonus-Malus (da 1, la migliore, a 18, la peggiore) applicabile alla maggior parte dei veicoli assicurati e le cui regole di evoluzione ed assegnazione sono valevoli per tutte le compagnie di assicurazione. Per questo, quando un assicurato lascia la propria compagnia e stipula un contratto presso un altro istituto, quest'ultimo è tenuto a riconoscergli la classe CU riportata sull'attestato di rischio

Contraente
È la persona, fisica o giuridica, che stipula il contratto di assicurazione e che è obbligata a pagare il premio previsto da tale contratto.
Il Contraente può essere diverso dal Proprietario e/o Conducente abituale.
La figura del contraente coincide con quella dell'assicurato quando assicura un interesse di cui è titolare (ad esempio, un bene di sua proprietà, come l'auto, o la propria vita).

Contrassegno (di assicurazione)
Nell'assicurazione obbligatoria RC Auto, è il documento rilasciato dall'assicuratore contenente il nome della impresa di assicurazione, l'indicazione del numero di targa del veicolo o del numero di telaio del ciclomotore e la data di scadenza del periodo per il quale è stato pagato il premio.
Nel linguaggio comune, è chiamato con il termine improprio di "tagliando" o "talloncino", proprio come il certificato, con il quale a volte viene confuso.
Di solito, il modo migliore per capire che cos'è il contrassegno è ricordare che si tratta del tagliando di forma quadrata che si espone sul parabrezza. Sulle auto, il contrassegno deve essere esposto sul parabrezza del veicolo assicurato: ha lo scopo di agevolare le autorità competenti ad accertare l'osservanza dell'obbligo di assicurazione, nonché i terzi danneggiati nell'identificare l'impresa di assicurazione di chi ha causato un incidente. Se l'assicurato non espone il contrassegno sul parabrezza, oppure lo espone in posizioni diverse dal parabrezza, come previsto dalla legge (Codice della Strada, art. 181) egli è passibile di multa per mancata esposizione del contrassegno. In questo caso, durante un controllo, gli può anche essere imposto di presentare alle forze dell'ordine la polizza valida, proprio per verificare che il suo veicolo si trovi in regola con la copertura assicurativa: questa richiesta avviene contestando un verbale (ai sensi dell'art. 180 del Codice della Strada) ed invitando l'assicurato a produrre quanto richiesto entro un certo termine e con una sanzione pecuniaria (questa sanzione non viene applicata se l'auto, al momento del controllo dei documenti, era in sosta). Se la verifica accerta l'assenza di copertura, è prevista una multa molto elevata ed il veicolo viene sequestrato.

Decorrenza
È la data a partire dalla quale entra in vigore il contratto assicurativo stipulato, così come indicata sulla polizza stessa. L'orario di inizio della copertura dei contratti assicurativi, salvo diversa indicazione, è di norma alle ore 24.00 del giorno indicato.

Disdetta
È la comunicazione che il contraente di una polizza deve inviare alla propria compagnia esprimendo la volontà di non rinnovare il contratto ed evitarne il tacito rinnovo.

Franchigia
Somma, stabilita contrattualmente, che viene dedotta dall'ammontare del danno e che rimane a carico dell'assicurato. Può coesistere con lo scoperto.

I.S.V.A.P. (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di interesse collettivo)
È l'organo di vigilanza sulle compagnie di assicurazione. Istituito nel 1982, è una autorità indipendente dotata di autonomia patrimoniale, contabile, organizzativa e gestionale. Opera per garantire la stabilità del mercato e delle imprese di assicurazione, nonché la trasparenza dei prodotti, nell'interesse degli assicurati e degli utenti in generale. (sito internet: www.isvap.it)

Massimale
È la somma massima, stabilita contrattualmente, per la quale l'assicuratore si impegna a prestare la garanzia assicurativa. In breve, si può dire che è il massimo risarcimento possibile.

Scoperto
Percentuale, stabilita contrattualmente, che viene dedotta dall'ammontare del danno e che rimane a carico dell'assicurato. Può coesistere con la franchigia.

Sinistro
Guasto, incidente, incendio, furto tentato/parziale/consumato, rapina o infortunio che, nel corso della durata del contratto, colpisce il veicolo e/o l'Assicurato e determini la richiesta delle prestazioni pattuite in polizza.







giovedì 14 aprile 2011

ECONOMIA DOMESTICA

Questo blog ha lo scopo di riportare le mie esperienze nel campo dell’economia domestica, ad uso e consumo degli internauti che vorranno seguirlo. Cos’è l’economia domestica? Essa è l’insieme di tutte le informazioni e di tutte le azioni volte ad una gestione ottimale dell’ “azienda famiglia”. Lo scopo è ottimizzare tempo e risorse, quindi risparmiare denaro. La mia esperienza con l’economia domestica nasce nel 1999, quando improvvisamente mi ritrovai senza lavoro. Che cosa fare? Nell’attesa di trovarne un altro, sono stato costretto a risparmiare e ad ottimizzare le poche risorse ancora a disposizione. Ricordo ancora oggi il mio primo atto: cambiare compagnia di assicurazione auto, passando da una tradizionale ad una telefonica, cosa che mi fece risparmiare subito ben 400.000 lire, a quei tempi una discreta sommetta. Di lì in poi altri tagli e altri escamotage per risparmiare ovunque, in cucina, nei viaggi, nelle spese bancarie e così via, potendo contare su un mezzo potentissimo che i nostri padri e le nostre madri non avevano: internet. Internet ha cambiato il mondo quasi quanto la scoperta del fuoco e della ruota, oggi essere disinformati è un crimine contro se stessi e contro la società, perché con pochi click abbiamo l’accesso ad una quantità sterminata di informazioni, di servizi, di prodotti. Io ho iniziato con internet nel 1998 giusto per curiosità e per chattare con gli amici, ma subito dopo ho capito le reali potenzialità di questo mezzo e adesso lo uso in gran parte per la mia economia familiare. C’è di più: risparmiare non significa solo ritrovarsi con qualche soldo di più in tasca, ma anche dare una mano alla salute del nostro pianeta. Pochi stupidi esempi: lasciare una lampadina accesa inutilmente costituisce sì uno spreco di energia elettrica, ma anche una maggiore emissione di gas inquinanti nell’atmosfera, prodotti dalle sostanze fossili bruciate per ottenere quell’energia (carbone, petrolio), oppure dosare il detersivo della vostra lavatrice “ad occhio” e non in base al peso del bucato da lavare, costituisce sì uno spreco di prodotto, ma anche un maggiore inquinamento delle acque di scarico. Quindi, come vedete, risparmio ed ambiente vanno a braccetto. Da oggi vi condurrò in questo viaggio nel risparmio e nella buona gestione delle risorse. Seguitemi…